Quattro cioccolatini per un San Valentino “spiritoso”

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SAN VALENTINO

Nelle vene di noi piemontesi non scorre solo l’amore per il vino, per i tajarin o per le cose genuine, fatte con lentezza e cura. Per tradizione, abbiamo un “sangue dolcissimo” che solo una lunga storia di maestria nell’arte del cioccolato rende così amabile. Non è dunque un caso che le nostre radici si intersechino le une con le altre, spesso per dar vita a connubi indissolubili, come quegli amori che non finiscono mai.

Nella patria del gianduja, non potevano mancare creazioni di cioccolato con cuori sorprendentemente… vivaci! Vi presentiamo quattro cioccolatini, tutti “Piemontesi Doc”, dal ripieno ad alta gradazione, perfetti per un San Valentino appassionato.

San Valentino cuneesi MaroloI CUNEESI

Probabilmente i cioccolatini piemontesi più conosciuti a livello nazionale ( ma non solo). Come spesso accade nel mondo della pasticcieria, pare che anche queste prelibatezze siano nate da un errore dello chef che, stanco di sprecare numerose meringhe fallate, pensò di unirle tra loro con una crema che ne nascondesse i difetti. Il risultato lasciò i clienti così estasiati che il pasticcere portò i nuovi dolcetti ad un più alto livello, ricoprendoli di cioccolato fondente e farcendoli di una crema al liquore.

Persino Hemingway non poté resistere a due friabili cialde di meringa ricoperte da uno strato di cioccolato fondente: il cuore dei Cuneesi batte al ritmo di una crema al rhum, secondo la tradizione, o, come nel nostro caso, di un avvolgente ripieno alla Grappa di Barolo.


I BOERI

Il boero altro non è che un cioccolatino ripieno di una rossa ciliegia, lasciata a bagno per mesi in un liquore a scelta tra grappa, visciola, maraschino, kirsch o cherry.

Il merito di una tale prelibatezza è da riconoscere a Emil Gerbeaud, pasticcere svizzero trasferitosi all’inizio del Novecento a Budapest dove aprì il Cafè Gerbaud (ancora esistente), portando con sé i sapori francesi, nel caso specifico, i famosi Gerbaud bonbon, conosciuti oggi come boeri e divenuti parte integrante della tradizione piemontese… almeno così narra la leggenda! Preparate il vostro palato ad un’esplosione di sapori, morbidezza e calore avvolgeranno i vostri sensi.

I GRAPPINI

Non spaventatevi: non vi stiamo consigliando uno shot di grappa da bere all’alpina con la vostra dolce metà!
I grappini sono cioccolatini con ripieno di grappa invecchiata (classico prodotto Piemontese), chiamato anima.

Questa ricetta risale ai primi anni ’60, quando venne ufficialmente brevettata dopo varie prove per abbinare cioccolato e grappa invecchiata di Chiaverano.

La sorpresa?  Cristalli di zuccheri rivestono il cuore di grappa, da perderci il senno.


GLI ALPINI

Gli alpini sono il trionfo della “piemontesità”, dove non solo la Nocciola “tonda gentile delle Langhe” veste un ruolo decisivo, ma anche gli alpini ci hanno lasciato lo zampino (pare che il nome sia stato suggerito dagli ufficiali di uno dei più antichi corpi di fanteria al mondo).

La loro lavorazione prevede di ricoprire appositi stampi con pirottini di alluminio e riempirli di cioccolato al gianduja, quanto basta per sporcarne le pareti e creare una sottile patina di dolcezza.

Una volta raffreddati, una crema al liquore, la cui ricetta è tanto antica quanto segreta, viene versata all’interno dei piccoli “cestini” di gianduja.

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