Tre romanzi che “narrano” la Grappa

    •    Storie    •    Nessuno commento

I distillati, specialmente quelli della tradizione anglosassone, hanno da sempre trovato ampi spazi nella letteratura di genere e nel cinema, specie nei thriller e nelle spy story.

Chi non ricorda il vizietto del commissario Maigret con il Calvados, il Gimlet di Philip Marlowe (investigatore reso celebre da Raymond Chandler) e l’immancabile Martini del più famoso 007 di tutti i tempi, James Bond? Basta aprire un qualsiasi libro di Roberto Bolaño per esser catapultati nel mito del Metzcal, a cui l’autore dedica un vero e proprio culto, inventando marchi e leggende sul distillato d’agave messicano.

La grappa, al contrario, pur essendo parte integrante della storia italiana, ha avuto meno occasioni di diventare una storia, ovvero protagonista di narrazioni romanzesche. In Italia abbondano i libri tecnici sulla grappa, molto meno quelli in cui il nostro distillato si mescola alla vite delle persone. Negli ultimi tempi però, i profondi rituali che legano la grappa alla tradizione contadina hanno provato a fare capolino tra le pagine dei romanzi, segnando il passo verso una nuova attenzione al mondo della distillazione.

Seguiteci nel nostro nuovo post dedicato ai Romanzi che narrano la grappa e scoprite con noi tre storie che meritano di essere “distillate”.

Tutti dormono nella valle | Ginevra Lamberti, Marsilio

A fare la grappa erano soprattutto le donne, Augusta e le sorelle, le zie, le vicine. Si ritiravano dietro la casa gialla, all’ingresso della cantina dove riposano le botti di vino e stanno appesi gli insaccati. Poiché́ la cantina è concepita come una grotta, lunga e buia ma priva di porte, al suo ingresso sistemavano da parte a parte un cavo di ferro su cui appendere una vecchia coperta militare. Doveva, nei propositi, servire da tenda per non far uscire gli effluvi. Per distillare la grappa è necessario fare le cotte, ovvero riempire di vinaccia un grande mastello di rame e chiuderlo con un coperchio, da sigillare con acqua e farina sparsa sul bordo appena prima di accendere il fuoco. Il coperchio ha un buco al centro in cui vengono infilati un contenitore cilindrico e una serpentina che finisce in un recipiente di acqua fredda […]

Così Ginevra Lamberti descrive l’antico rito della distillazione nel suo romanzo edito per Marsiglio. Un magnifico affresco di popolo e di famiglie, di abitudini e di contadini, ambientato nel Veneto rurale. Un Veneto a cui la protagonista, Costanza, non riesce ad adattarsi. Figlia degli anni ’70, in lei vive il rifiuto per tutto ciò che è tradizione, per tutto ciò che fa dormire – nella valle – sonni tranquilli. Un racconto corale che narra, attraverso le vicende dei protagonisti, l’arrivo della modernità in un paese di montagna, in cui abitudini vecchie devono convivere con usi nuovi e si aprono strade mai viste, che comportano scelte inusitate.

La testa e la coda | Enrico Pandiani, Fratelli Brunello

Un noir ambientato tra le distillerie del Veneto? Se prima non esisteva, adesso c’è. Il titolo, più che indicativo, si rifà direttamente alle tecniche di produzione della grappa, perché proprio la grappa è lo spunto di un giallo articolato e intrigante, con un finale del tutto inaspettato.

Elena Zanatta, avvocato vicentino, è stata uccisa in maniera brutale. L’ispettore Bosdaves si trova di fronte diverse piste da seguire, una delle quali porta a un’antica distilleria di grappa la cui storia familiare, affascinante e complessa, risale a centosettant’anni prima. Gli elementi per un classico ci sono tutti. Le atmosfere umide della Bassa, l’ispettore tormentato e inquieto (che non disdegna un bicchierino), le indagini tra i fumi delle cotte e quelli dell’alcool. La provincia e i suoi personaggi improbabili e iconici. Enrico Pandiamo prova a legare il suo ispettore alla grappa, come James Bond al suo Martini. Il risultato è originale, un misto di provincia e riscatto tutto da “degustare”.

Bevo Grappa | Paola Sironi, Todaro Editore

Ecco una lettura davvero particolare, che mischia il giallo alla denuncia sociale. Ambientato tra Milano e Brianza, il romanzo racconta di Flaminia Malesani, impiegata che ogni giorno si mescola alle migliaia di altri impiegati nel flusso di pendolari che portano alla capitale meneghina. Lei vorrebbe una vita normale, ma normale non è. Orfana di entrambi i genitori, abita con i tre fratelli in una casa popolare. Alterna una vita intensa e scombinata ai ritmi regolari del lavoro, la stabilità della relazione con Milo alla politica “barricadera” dei centri sociali. Ama la letteratura, il cinema, la musica e, ogni sera, termina la cena con un bel bicchiere di grappa.

La vicenda di Flaminia si mischierà a quella del fratello Massimo, presunto detective, che farà di tutto per tentare di coinvolgerla nella risoluzione di un doppio omicidio.

Bevo grappa è l’esempio di un titolo che utilizza la grappa come contorno alla narrazione. Il nostro distillato preferito diventa il simbolo affettuoso della protagonista, la vivida immagine di un suo vizietto che la rende più umana e particolare. Parlando della grappa, infatti, il libro ci racconta di altro: come tutti i buoni libri usa un espediente per “distillare” la realtà della nostra vita, fatta di avventura e normalità, stereotipi e spirito combattivo.

Subscribe
Notificami
guest
0 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments