Lorenzo Marolo: io, mio padre, la Grappa

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Lorenzo Marolo rappresenta la seconda generazione della distilleria Marolo, fondata nel 1977 ad Alba dal padre Paolo.

Sulla scorta dei suoi insegnamenti, dopo gli studi universitari in Management all’università Bocconi di Milano, nel 2014 ha deciso di entrare in azienda riscoprendo gli insegnamenti e le tecniche di distillazione che il padre gli ha trasmesso fin da bambino.

In questa intervista, uscita per il Magazine austriaco Piemont, Lorenzo ci racconta la sua infanzia, mettendo a nudo il rapporto con il padre ed una passione di famiglia scritta nel Dna.

Lorenzo Marolo, ricorda il suo primo sorso di grappa?

Forse non si dovrebbe dire, ma il mio primo incontro con la grappa avvenne da bambino. La nonna era solita prepararmi una tisana alla quale univa un goccio di Milla, liquore ottenuto dall’infusione della camomilla fresca in grappa di Nebbiolo. Milla era un’«invenzione» di mio padre, che aveva recuperato l’antica tradizione piemontese di far macerare nella grappa i capolini della camomilla, fiore che nasceva spontaneo ai bordi dei campi e delle vigne. Il mio incontro con le grappe «in purezza» però, avvenne più tardi, ai tempi dell’università. Fu al Ritz Carlton di Las Vegas, durante una serata dedicata all’abbinamento tra grappe e formaggi. È lì che per la prima volta capii la ricchezza della grappa, le sue infinite sfumature e la fortuna di vivere nelle Langhe, dove esistevano le migliori vinacce al mondo per produrre la grappa.

Come è arrivato suo padre a produrre grappa di alta qualità?

Un pizzico di fortuna, caso, dedizione. E una gran voglia di mettersi in gioco. Dopo gli studi in biologia, nel 1967 mio padre ebbe l’occasione di insegnare Erboristica nell’istituto da lui stesso frequentato, la Regia Scuola Enologica di Alba, una delle più prestigiose d’Italia. Il suo insegnamento prevedeva la creazione di liquori e distillati, che venivano creati nei laboratori dell’istituto. Fu così che diede vita alle sue prime grappe, come esercizio didattico. Da quel momento, però, la passione lo travolse. La voglia di perfezionare i suoi insegnamenti e l’amore per l’arte della distillazione – unito alla consapevolezza di vivere in un territorio vitivinicolo di impareggiabile vocazione – uscirono dalle aule scolastiche. Cominciò a creare grappe nel garage di casa e poi nei locali della cascina che divenne la sede della distilleria, nel 1977. Il suo obiettivo non era commerciale e gli lasciava la libertà di ricercare la perfezione in ogni dettaglio. Forse è questo il segreto della qualità delle grappe Marolo: sono nate per passione e solo dopo si sono trasformate in una professione.

Cosa rende la Grappa Marolo “speciale”?

L’utilizzo di vinacce freschissime che vengono prontamente distillate con metodo discontinuo, a bagnomaria, un processo lento e delicato che preserva gli aromi primari delle uve. Lavoriamo a pieno ritmo durante i mesi della vendemmia, da settembre a dicembre, in modo da non dover stoccare nulla, evitando il deterioramento della nostra preziosa materia prima. L’impegno di Marolo è quello alla riconoscibilità varietale dei suoi distillati. Fin dall’inizio della nostra storia abbiamo proposto grappe monovitigno, in cui l’uva di partenza fosse sempre riconoscibile. Ora la sfida è quella dei single vineyard (come la nostra Grappa di Barolo Brunate 2016), ovvero la creazione di grappe “monovigna”, diretta espressione di un singolo e prestigioso cru delle Langhe e della sua annata particolare.

Quali sono i consigli che darebbe a una persona che per la prima volta si approccia alla grappa? 

Prima di acquistare una bottiglia di grappa, principianti o professionisti dovrebbero cercare un assaggio. La grappa artigianale è un prodotto unico, non standardizzato. È figlia delle vinacce, che sono la parte dell’uva più ricca di elementi aromatici, il cui “carattere” cambia di stagione in stagione, in base al vitigno e al luogo dove i grappoli sono stati coltivati. L’incredibile varietà della grappa rispecchia quella del vino: dunque è solo l’assaggio, ripetuto e costante, che ci fa capire quale grappa amiamo. Certo, è bene conoscere l’occasione in cui la si vuole consumare: le grappe giovani sono più scalpitanti e aromatiche, perfette a fine pasto. Mentre quelle invecchiate si “vestono” di eleganti note aromatiche date dal lungo affinamento in legno, perfette come distillato da meditazione.

Come descriverebbe la gioia di vivere in una frase?

Per un produttore di grappa artigianale come me, la gioia di vivere scaturisce dall’apprezzamento che ricevo per il mio lavoro. Quando sento che le persone hanno riconosciuto la qualità dei miei prodotti e gli sforzi impiegati per raggiungerla, sento di aver toccato un traguardo importante, sia livello professionale sia umano. Perché la grappa è una “creatura” conviviale: suscita e valorizza il piacere di stare insieme.

Ha un luogo del cuore in Piemonte?

Nessun luogo mi è caro come Dogliani, un piccolo borgo al confine delle Langhe occidentali, le cui colline si affacciano sulla valle del Tanaro. È qui che viveva un personaggio “mitologico”, Gianni Gallo: filosofo, anarchico, contadino. Soprattutto, grande e stimato artista, amicissimo di mio padre e autore di molte delle etichette della nostra distilleria. Da bambino, mio padre mi caricava in macchina e partivamo alla volta della sua cascina. Gianni ci accoglieva nell’unica stanza adibita a studio e abitazione. Ricordo il potagé (la tipica stufa piemontese) su cui cucinava, le onnipresenti bottiglie di vino (e di grappa), le centinaia, forse migliaia di fogli sparsi ovunque: schizzi, disegni, bozzetti, colori… e poi incisioni e acqueforti, di cui lui era un maestro indiscusso. La confusione del luogo, però, era la manifestazione di un’intelligenza vasta ed eclettica. Gianni amava discutere di qualunque cosa, in modo appassionato. Si andava da lui per vedere il suo ultimo lavoro e si tornava a tarda notte, dopo infinite discussioni sull’arte, la politica, l’agricoltura, le tecniche di stampa. Per me, Dogliani rappresenta l’emozione di questo incontro, un’esperienza di vita e di formazione a contatto con un vero artista.

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