Che cos’è un amaro? La storia
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Gli amari sono una tradizione molto italiana. Dopo l’aperitivo, il settore delle bevande alcoliche “amaricate” è il più fiorente: agli abitanti dello Stivale piace prendere l’amaro dopo il caffè, alla fine di un pasto o anche durante il giorno, come bevanda corroborante, dal gusto deciso.
Ma che cos’è un amaro? Ve lo siete mai chiesti? Seguiteci e capiremo meglio la natura di questa tradizione liquoristica nostrana.
L’INFUSIONE IN ALCOOL
L’amaro è… amaro. Sembra una banalità ma è l’aspetto fondamentale di questa bevanda. Un amaro si differenzia da tutte le altre bevande alcoliche perché è una infusione di erbe e spezie, più o meno dolcificata, ma sempre e comunque connotata da un gusto amaricante.
L’amaro, in inglese, viene definito bitter, ed è tutt’ora utilizzato nella mixology. I bitter costituiscono un concentrato di “gusto estratto tramite alcool da spezie, erbe o frutta” e sono alla base della creazione dei cocktail contemporanei, che prediligono la base neutra di un distillato “bianco” nella quale infondere i giusti aromi.
Ma come si è giunti a formulare l’amaro? Per scoprirlo, bisogna fare un passo indietro nel tempo.
Come abbiamo visto nel un post precedente, la potabilizzazione dell’acqua è alla base della nascita delle bevande alcoliche. Nell’antichità, la scoperta della fermentazione dell’uva e dei cereali fu fondamentale per garantire la “purezza” di ciò che si beveva. Presto, però, si scoprì che l’alcool non solo aveva un’azione sanificante, ma estrattiva. Se si lasciavano spezie ed erbe in infusione nel vino, ad esempio, questo era in grado di macerarle e arricchirsi di gusti e profumi.
Leggi il post sulla nascita delle bevande alcoliche!
Nel momento in cui furono inventati gli alambicchi, l’alcool estratto in maniera assai più pura rappresentò una rivoluzione nella preparazione delle medicine. I farmacisti medievali e gli alchimisti utilizzavano l’alcool come vettore per estrarre l’essenza delle sostanze che venivano immerse. Si vide che l’alcool potenziava l’effetto delle erbe curative. Nacque la moderna farmacologia e con, essa, la “scienza degli amari”.
L’ASSENZIO DEI MEDICI
In verità, ben prima del medioevo, è possibile che Greci e Romani già conoscessero le proprietà farmacologiche dell’amaro ottenuto da infusione. Basterebbe citare Lucrezio per vedere come gli “amari” fossero sinonimi di “medicine”. Nel primo libro del De Rerum Natura, il poeta epicureo scrive:
[…] i medici cercano di dare ai fanciulli il disgustoso assenzio cospargendo di dolce e biondo miele gli orli tutt’intorno ai bicchieri, perché gli inesperti siano ingannati fino alle labbra e intanto bevano fino in fondo l’amaro succo. Pur ingannati, i fanciulli non ricevano danno, ma piuttosto in questo modo, rigenerati, riacquistano la salute.
Il «disgustoso assenzio», hanno appurato gli storici, veniva infuso in alcool o in vino forte. La parola stessa «assenzio», da apsìnthion, significa «privo di dolcezza». Nell’antica Grecia veniva usato per curare i problemi digestivi: Pitagora prescriveva la bevanda per assistere il travaglio del parto e Ippocrate lo consigliava per l’itterizia, i reumatismi, l’anemia e i dolori mestruali.
L’AMARO MODERNO
È facile capire che gli amari nacquero come bevande medicamentose. Solo in seguito divennero parte della cultura del bere, a prescindere dai loro effetti benefici. Anche se, tutt’ora, non si può negare che gli amari conservino una traccia della loro origine: le erbe scelte per l’infusione e la non eccessiva presenza di zuccheri favoriscono effettivamente la digestione e, sì, possono corroborare lo spirito trasmettendo in maniera diretta (il corpo assorbe l’alcool più velocemente dell’acqua) le proprietà essenziali e farmacologiche delle piante.
Ora che abbiamo capito la storia dell’amaro, come si produce e come viene definito? Scopritelo con noi nel prossimo post!
Vorrei citare questo articolo in una tesi, sarebbe possibile sapere il nome dell’autore?
Gentilissima Alexandra, per citare l’articolo basta inserire MAROLO HERITAGE e il relativo link, senza l’autore perché i contenuti sono prodotti internamente dai nostri copywriters.